IL SAXOFONO ITALIANO

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di Vlad, Roman

La fantarca

Soli Coro & O.+ Sx - 1967 - 64'

Dettagli opera

Opera televisiva in un atto introdotta da un particolare balletto, che poi lascia il posto allo sviluppo della trama, che si rifà, sul piano formale, alle caratteristiche dell'antica opera buffa, ma con la peculiarità della cornice televisiva e fantascientifica. Una forma di operetta-musical.
Nel 1968 la RAI produce l’omonimo film in b/n, della durata di 64’, la regia di Vittorio Cottafavi e sceneggiatura di Giuseppe Berto e Pier Benedetto Bartoli con la musica di Roman Vlad, Orchestra Rai Torino diretta da Nino Sanzogno, maestro del coro Ruggero Maghini, in collaborazione con il Laboratorio di Fonologia di Milano. Scene di Zitkowski. Interpreti (attori e cantanti): Lino Puglisi, Jolanda Meneguzzer, Laura Zanini, Riccardo Cucciolla, Otello Profazio, Alvinio Misciano, Ugo Trama, Teodoro Rovetta,


Commento all'opera

«Nel 2250 la Terra è dominata dal blocco del "Triangolo" e dal blocco del "Quadrato", due super potenze ideologicamente ed economicamente rivali ed entrambe totalitarie, che governano, rispettivamente, l'emisfero settentrionale e quello meridionale. Il governo del "Triangolo" decide di risolvere la secolare piaga della miseria che tuttora affligge la penisola italiana deportando su Saturno napoletani e siciliani, con tutti i loro poveri averi ed i loro animali domestici. L'astronave Fantarca, agli ordini del comandante Don Ciccio, decolla lasciandosi dietro rimpianti e nostalgie e trasportando a bordo qualche dissidente clandestino che non condivide i duri metodi del regime. Durante il volo, i passeggeri della Fantarca notano sgomenti che il pianeta Terra è investito da sinistri bagliori: la rivalità tra i due blocchi è fatalmente sfociata in aperto conflitto e nessuno si illude che vi siano sopravvissuti. Messi a tacere gli irriducibili sostenitori del "Triangolo" saliti a bordo per vigilare che tutto proceda secondo i piani, Don Ciccio, sostenuto dagli esuli, inverte la rotta e torna avventurosamente sulla Terra. Le generazioni successive venereranno come un idolo la carcassa della Fantarca ed inizieranno da capo la storia della civiltà, con le sue luci ed ombre, quasi ubbidendo ad un ciclo già scritto nel destino dell'universo.
Ispirata ad un racconto di Giuseppe Berto trasformato in libretto d'opera da lui stesso e da Pier Benedetto Bertoli, la Fantarca è un visionario musical fantascientifico prodotto per il piccolo schermo, insolito ed originale, anche se solo in parte riuscito. Il soggetto trae spunto dalle tensioni della guerra fredda e dalle contraddizioni interne alla situazione socio-politica italiana del tempo, ma Vittorio Cottafavi (Operazione Vega, A come Andromeda) gli imprime un timbro chiaramente parodistico, più vicino alla tradizione dell'opera buffa che ai problematici temi della fantapolitica o della fantascienza apocalittica e più conforme ai gusti del pubblico televisivo.
Lo svolgimento della storia è introdotto dal balletto delle ombre degli uomini - l'umanità omologata e militarizzata - guidato da una voce impersonale che simboleggia l'onnipresenza del Potere, sulle note di un elaborato, ossessivo commento musicale elettronico.» (da http://www.fantafilm.net)
«"La fantarca" è un'opera lirica scritta per la televisione, del 1966, musica di Roman Vlad, libretto di Giuseppe Berto, regia di Vittorio Cottafavi, direttore d'orchestra Nino Sanzogno. Dura un'ora e vista da oggi è - spiace dirlo - piuttosto imbarazzante.
Il soggetto, da un racconto di Giuseppe Berto, è questo: un gruppo di italiani meridionali che emigrano, non più su navi o su treni ma su un'astronave, portandosi dietro asini, mucche galline e altri animali: da qui il titolo, un'arca come quella di Noè ma in ambito di fantascienza. Gli emigranti meridionali vanno verso Saturno invece che verso Milano o Torino, o in Germania; ma nel frattempo la Terra verrà sconvolta da una guerra fra il Triangolo (NATO) e il Quadrato (URSS).
Il comandante, anche lui con vistoso accento "meridionale" (quello un po' vago che si ascolta nei film), mollerà Saturno e, dopo una regolare votazione fra gli emigranti, riporterà l'astronave sulla Terra, per ripopolarla. Quando si vota per decidere cosa fare, viene esclusa dal voto la hostess perchè non è meridionale, e si ripiega sul voto della nobile napoletana che è a bordo. Insomma, il soggetto è davvero imbarazzante in ogni sua parte; forse poteva sembrare diverso cinquant'anni fa, quando l'emigrazione dal Sud al Nord d'Italia era di grande attualità, ma vista da oggi la "fantarca" appare davvero come qualcosa di strambo. Le intenzioni di partenza erano comunque buone: tutti a bordo sono meridionali, spiega Roman Vlad nella presentazione all'opera, perchè lui va sempre in vacanza al Sud e ci si trova bene.
La musica di Roman Vlad si ascolta poco, ci sono molti declamati, e al di là dell'entusiasmo con cui lo stesso Vlad la presenta non è che ci sia molto da ricordare. Vorrei poter secondare l'entusiasmo infantile di Vlad quando presentava la sua novità, un'opera scritta apposta per la Rai, "con inserti seriali e dodecafonici", ma francamente, e con tutto il rispetto e l'ammirazione per l'attività di Roman Vlad come divulgatore musicale e direttore artistico, proprio non me la sento.
Delude anche la regia di Vittorio Cottafavi, che pure era un bravo professionista del cinema (e della tv): "La fantarca" appare come qualcosa di brutto e goffo, direi girata peggio delle cosine che vedevo a quei tempi a Giocagiò o alla tv dei ragazzi; e spiace doverlo dire, vorrei che fosse vero il contrario. Anche la recitazione è spesso imbarazzante, si direbbe piuttosto una parodia sul tipo di quelle dei Cetra, che però erano molto meglio.
Il cast: Jolanda Meneguzzer è la nobile napoletana, Lino Puglisi il comandante meridionale (in pigiama per tutta la seconda metà, perchè lo hanno tirato giù dal letto), Laura Zanini la hostess, e poi Alvinio Misciano (tenore), Ugo Trama (basso), Teodoro Rovetta. C'è spazio per Riccardo Cucciolla (lo speaker), e anche per Otello Profazio, cantastorie di professione e molto presente in tv in quegli anni. Le scene sono di Zitkowski, l'orchestra è quella Rai di Torino, il coro è diretto da Ruggero Maghini, dirige Nino Sanzogno, la colonna sonora è realizzata con la collaborazione del laboratorio di fonologia di Milano. Tanti nomi importanti, come si vede.» (http://operagiuliano.blogspot.it, 11.2013)

 


 

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