IL SAXOFONO ITALIANO

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Vetrano Roberto


Note biografiche

   Nato nel 1982, studia pianoforte e composizione presso il Conservatorio T. Schipa di Lecce, conseguendo poi il diploma in composizione presso l'Accademia Nazionale di Santa Cecilia sotto la guida di Ivan Fedele. Si è perfezionato successivamente con alcuni dei più importanti compositori della scena internazionale: Salvatore Sciarrino, Beat Furrer, Tristan Murail, Toshio Hosokawa, Marco Stroppa e Hugues Doufourt, frequentando inoltre il Centre Acanthes di Metz, in Francia, dove ha potuto collaborare con l’Orchestre National de Lorraine. Approfondisce inoltre gli studi di musica elettronica grazie alla frequentazione dell'Atelier IRCAM a Metz nel 2010.

   Ha ottenuto numerosi premi e riconoscimenti, risultando vincitore di numerosi concorsi e selezioni internazionali: Biennale di Venezia 2016, Estovest Festival 2013, Premio San Fedele 2010/2012, Festival Mixtur 2014, Festival Segnali 2014.

   Nell'ottobre 2016 viene messo in scena alla Biennale di Venezia il suo primo lavoro operistico: l'opera dal carattere comico e surreale Il Flauto Tragico, nella cui trama protagonista è un teatro in fallimento dove «tutto ciò che può andar male, va male, nel tentativo di mettere in scena il Flauto Magico di Mozart». Una vera e propria farsa dalla tragicità attuale.

   Nel 2017 inizia il tour europeo della sua opera lirica Ettore Majorana, cronaca di infinite scomparse (per soli, coro, orchestra ed elettronica; pubblicata dalla casa editrice Ricordi), che ha ottenuto grande successo al Teatro Sociale di Como e al Teatro Grande di Brescia.

   Sul versante della musica cameristica e strumentale la sua scrittura «esplora la dimensione sonora degli strumenti». L’ autore, sulla lezione di maestri come Ivan Fedele, Marco Stroppa e Salvatore Sciarrino mira alla costruzione di uno stile del tutto personale che superi gli automatismi tecnici, partendo da ciò che per lui è un processo di azzeramento, di svuotamento necessario alla sua piena espressione artistica.

   Lavori come Lùnula II del 2005 per sassofono contralto solo (o con live electronics) mettono in luce una scrittura musicale concentrata sull’essenza del fatto sonoro, che, liberata da manierismi, può facilmente relazionarsi con riferimenti extra-musicali, come in questo caso quello alla poesia di Paul Klee.

   In Ad Marginem, edita già da Ermes 404, le affascinanti evocazioni sonore sono invece affidate al puro dialogo tra violoncello e pianoforte. Una musica, dunque, pienamente espressiva dei punti di contatto più profondi tra coscienza e memoria dell’uomo contemporaneo, sempre in continua evoluzione. La concezione di work in progress sembra essere uno degli elementi caratteristici del suo pensiero musicale, come accade, ad esempio, anche in “Divagare”, un ciclo di lavori per strumento solista, con un lungo periodo di gestazione.


Altre note

-- «È una musica che rappresenta compiutamente le scelte linguistiche di questo primo scorcio di millennio, quella di Vetrano, composita ed eclettica, segno dell’assimilazione di tutte le esperienze del Novecento storico», scrive il giornalista e musicologo Stefano Lamon.

-- L’insieme degli incontri dei compositori che gli sono stati maestri gli ha permesso di approfondire, da un lato, gli aspetti più propriamente artigianali del fare compositivo e dall’altro di iniziare ad interrogarsi sulle questioni più profonde legate alla riflessione sull’arte e sul linguaggio.
Nei suoi lavori più recenti prende forma quello che lui stesso definisce come un “superamento di certi manierismi stilistici e automatismi tecnici; avviando quasi un processo di azzeramento, di svuotamento che possa delineare il terreno su cui costruire un percorso compositivo personale”; si tratta, quindi, di una sorta di grado zero della scrittura che costituisce lo sfondo su cui immaginare un proprio autonomo orizzonte creativo.
«Il mio attuale percorso compositivo è caratterizzato dalla volontà di attuare un processo di svuotamento teso a raggiungere un grado zero da cui poter costruire un cammino artistico personale. Per far ciò è necessaria una riflessione che coinvolga oltre l'aspetto artigianale e tecnico del comporre, anche e soprattutto l'aspetto estetico. Se da una parte lo svuotamento è teso ad annullare tutti gli automatismi tecnici e i manierismi propri del mestiere che inevitabilmente sono stati acquisiti nel percorso di apprendistato, dall'altra è inteso come un'operazione intenta a “togliere peso”, alleggerire il linguaggio dalle decorazioni e dagli ornamenti per metterne in evidenza l'essenza.
Nell'affrontare una presentazione del proprio lavoro con dei tempi a disposizione molto brevi, credo sia indispensabile effettuare delle scelte, individuando un dettaglio, un particolare, e metterlo a fuoco, cercando grazie a quest'ultimo di illuminare in maniera più generale e ampia quelle che sono alcune caratteristiche del mio fare musica. Il dettaglio che ho scelto di approfondire in questa occasione è quindi il rapporto, o meglio la relazione che si instaura ed intercorre tra alcuni miei lavori e i riferimenti extra-musicali a cui di volta in volta le mie composizioni fanno riferimento. Il rapporto che si crea tra la musica e il suo riferimento ovviamente non è mai programmatico ma cerca di stabilire una corrispondenza diretta con il suo significato profondo.» (dalla presentazione di un concerto di sue opere).


Opere

Antiphonae III S & Sx.ens - 2018

Ettore Majorana Soli & Coro O.+ B El - 2015

Lùnula A - 2005/17

Lùnula II A El - 2005/17

Maiastra B Pf.p



 
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Seminario - Mille modi di dire sax
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Il primo concorso del Saxofono Classico
 

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