IL SAXOFONO ITALIANO

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Marzocchi Paolo


Note biografiche

Si è diplomato con il massimo dei voti in pianoforte sotto la guida di Giovanni Valentini, in composizione con Mauro Ferrante e in Musica Elettronica con Eugenio Giordani presso il Conservatorio di musica "G.Rossini" di Pesaro. Successivamente si è perfezionato in composizione con Salvatore Sciarrino e Sir Richard Tchube, e in pianoforte con Leslie Howard. È membro della British Liszt Society di Londra e dell'Istituto Liszt di Bologna che gli ha affidato la prima esecuzione di alcuni inediti lisztiani essendosi affermato come uno dei più importanti interpreti lisztiani del nostro paese. Ma non sono solo gli studi accademici a costruire la sua formazione musicale, dal momento che alcune esperienze blues e rock aiutano a smussare le intransigenze speculative dell’architettura teorica e lo catapultano nel mondo del comporre-facendo.
La sua attività ha toccato numerosi e diversi ambiti in cui s'impone la musica: dalle installazioni audiovisive, alle colonne sonore per film e documentari sperimentali, fino alla composizione pura.
Come compositore ha collaborato con tantissimi artisti di fama internazionale (fra i quali Joseph Denize, Stefano Franceschetti e Cristiano Carloni, il poeta Gianni D'Elia, Chiara Sambuchi, Michal Kosakowski, Goran Mimica ed Henning Brockhaus), e ricevuto numerose commissioni per la realizzazione di opere pianistiche, da camera e orchestrali, collaborando con istituzioni prestigiose come il Lucerne Festival, il Maggio Musicale Fiorentino, il Teatro La Fenice di Venezia, l’Orchestra Verdi e i Pomeriggi Musicali di Milano, il Teatro dell’Opera di Roma, la Biennale di Venezia, l’Orchestra Filarmonica Arturo Toscanini, il Festival Musica sull’Acqua, il Festival Multiplicidade di Rio de Janeiro, il festival Borderline Moving Images di Pechino. Le sue opere sono state eseguite a Roma, Milano, Monaco di Baviera, Berlino, Pesaro, Londra, Tokyo, Pechino e Rio de Janeiro ricevendo largo consenso da parte di critica e pubblico.
Le sue composizioni abbracciano i più diversi organici dal camerismo all’orchestrale, vocale e strumentale e colonne sonore per film.
Collabora da alcuni anni con il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca su progetti sperimentali legati all’istruzione musicale e alla sensibilizzazione sociale, nonché alla creazione di orchestre e cori giovanili (di particolare interesse: Bonsai, per orchestra di bambini, 2003; La meccanica del Ruscello, per orchestra di scuola e quintetto d'archi, 2010; Pranvera, per orchestra e coro giovanili ed ensemble di professionisti, 2012; Hózhó, per orchestra e coro giovanili ed ensemble di professionisti, 2013; ecc.). L’ultimo di questi progetti, intitolato “La musica, il lavoro minorile e il diritto all’istruzione”, in collaborazione con ILO, MIUR e con la Filarmonica del Comunale di Bologna, si è concluso nell’aprile 2015 al Teatro Manzoni di Bologna, ed è stato per Marzocchi l’occasione di sperimentare un’innovativa metodologia d’insegnamento della composizione su giovanissimi musicisti, da lui definita “rendering”.
Ha insegnato presso l'Università degli studi di Macerata - Accademia di Belle Arti di Macerata e di Urbino.


Altre note

--«Paolo Marzocchi sa spaziare con gesti musicali che frantumano le linee di demarcazione tra generi e linguaggi; sa attualizzare stilemi tradizionali, ma sa anche servirsi di sintassi odierne o di mezzi coevi per lanciare il mondo sonoro in narrazioni o descrizioni assolutamente corrispondenti al pensiero della tradizione.
L’inesauribile capacità espressiva dell’Arte Musicale Contemporanea non si limita solo al ferreo controllo di procedure, a competenze di schemi o di sperimentazioni, di indagini o di ricerche, ma può anche sgorgare da una padronanza di quel linguaggio immaginifico che i compositori o non sanno lasciar affiorare nell’atto creativo o non possiedono.
Io penso che Paolo Marzocchi, alle indubbie doti di conoscitore delle tecniche compositive, alle evidenti capacità manipolative del tessuto sonoro e ai sicuri procedimenti accademici, sappia aggiungere e iniettare nell’atto creativo tutto quel bagaglio di visionarie percezioni che molti ritengono estranee o esterne al lavoro musicale, ma che costituiscono di fatto il fertile limo senza il quale crescono solo scheletri vuoti.
La sensazione di sentirsi sempre a contatto con sfaccettature diverse di un unico poliedro musicale genera nell’ascoltatore una familiarità con i linguaggi utilizzati, che sembrano appartenergli da sempre, sembrano associarsi su di un tessuto connettivo preesistente, sembrano appartenere a un vissuto preconscio o arcaico.» (Maurizio Pancotti su
--Intervista a Paolo Marzocchi  https://www.youtube.com/watch?v=0Vlkf2zAPWY
--INTERVISTA a PAOLO MARZOCCHI a cura di Chiara Caselli.
«“Il suo caso somiglia lontanamente a quello di Giuseppe Verdi, e della sua clamorosa bocciatura all’esame di ammissione al Conservatorio di Milano che adesso porta il suo nome. Paolo Marzocchi, classe 1971, musicista e compositore tra i più affermati del momento, eclettico e fuori dagli schemi, è uno dei protagonisti del prossimo concerto della Stagione sinfonica Promusica, in programma sabato 9 aprile al Teatro Manzoni. L’evento rappresenta il punto d’approdo del Progetto Leonore: le più vivaci forze giovanili del territorio di Pistoia (gli studenti della Mabellini, del Liceo musicale Forteguerri, delle scuole medie di Pistoia e Pescia) si uniranno ai solisti dell’Orchestra Leonore nell’esecuzione di un trittico musicale firmato da Marzocchi e ispirato alla tradizione popolare.
“Fino a vent’anni non avevo mai pensato di fare il musicista – racconta – perché a dodici, in maniera perentoria e definitiva, l’insegnante di pianoforte del conservatorio di Pesaro mi aveva invitato ad interrompere gli studi: essendo mancino, ero inadeguato allo studio dello strumento”. Ma la passione è incontenibile: classica, rock, jazz. Ogni genere di musica lo attira. Dagli studi pianistici passa a quelli di composizione, finché un nuovo maestro, Gianni Valentini, lo induce a riprovare, da grande. E il diploma arriva, a 25 anni, dopo un triennio di studio né matto né disperatissimo e una deroga ai regolamenti del conservatorio che lo ammetteva a sostenere gli esami fuori tempo massimo: un autentico “âgé prodige”. A ruota, il diploma in composizione e poi in musica elettronica. “Mi sono sentito terribilmente vecchio, in quel momento” – confessa. Ma adesso, a distanza di anni, un entusiasmo contagioso e un’energia irrefrenabile rivelano l’indole e la creatività dell’adolescente curioso.

Marzocchi collabora da anni con il MIUR su progetti sperimentali legati all’istruzione musicale e alla sensibilizzazione sociale. Nei giorni scorsi si è confrontato con gli alunni della Scuola media “Marconi”, che nell’ambito del progetto “Adotta un artista”, lo hanno scelto come riferimento. “Ho spiegato loro – aggiunge – cosa significa fare musica e come lavora un compositore classico. I giovanissimi non hanno problemi di approccio con la musica contemporanea colta, ne fruiscono continuamente, tra cinema, videogiochi e spot pubblicitari. Ciò che potrebbe spiazzarli acusticamente lo recuperano con le immagini. Del resto, anche la creazione musicale è condizionata dal mercato: o vendi o non lavori. I circuiti ufficiali della musica contemporanea costituiscono una sorte di ghetto, che spesso intimorisce chi si accinge ad un approccio. La mia motivazione è diversa: voglio arrivare alle persone, toccare le loro corde sensibili, e per farlo si deve salvare un livello di comprensibilità per poi addentrarsi in maniera complessa negli strati sottostanti”.

E continua: “Quando si lavora con i ragazzi bisogna sempre considerare che non hanno col linguaggio musicale la stessa dimestichezza che hanno con la scrittura: mancano i rudimenti. Ma bisogna dare anche a chi non è musicista la possibilità di fare un’esperienza da professionisti, sfruttando al meglio gli scarsi mezzi a disposizione per svelare loro il linguaggio della musica contemporanea. Per questo, ho imparato ad esprimermi attraverso i limiti imposti dalle situazioni contingenti, ad esempio con organici strumentali insoliti e ridotti. Nelle scuole medie si insegnano il pianoforte, il violino, il flauto, la chitarra, poco altro. Raramente si ha a disposizione un organico di tipo tradizionale. Questo, col tempo per me è diventato l’impulso più grande alla creatività: ho imparato a sforzarmi aggirando gli ostacoli”.

“Luna lunedda”, in programma al Manzoni il 9 aprile prossimo, è un pezzo scritto con e per i ragazzi della scuola di musica di Lampedusa. “E’ un non-sense – spiega Marzocchi – Il testo è una filastrocca in dialetto, l’orchestrazione originale era per soli fiati. Mi piacerebbe creare un gemellaggio tra gli studenti di Pistoia e quelli di Lampedusa. Qui le potenzialità tecniche, le risorse, i locali per effettuare le prove sono eccellenti. Là sfruttiamo mezzi di fortuna. Ma hanno un mare da sogno e la spiaggia più bella del mondo, dunque si tratterebbe di uno scambio alla pari…..”

“La fola del leofante”, in prima esecuzione assoluta, è stata scritta appositamente per i giovani musicisti pistoiesi che hanno partecipato al Progetto Leonore, utilizzando una filastrocca tradizionale toscana (secondo alcuni studiosi originaria della montagna pistoiese). “Ognuno di loro ha un proprio ruolo, a volte piccolo, a volte grande, ma sempre di responsabilità. Come per “Luna Lunedda”, anche nella “Fola”, una filastrocca infantile – di fatto una “catena alimentare” in cui l’animale più piccolo è mangiato dal più grande fino ad arrivare al misterioso leofante – diventa il pretesto per sviluppare una composizione sinfonica di ampio respiro, in cui sperimentare tecniche strumentali, sonorità insolite, ma soprattutto in cui fare musica insieme attraverso l’esperienza dell’orchestra, magari anche divertendosi… “.»


Opere


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