IL SAXOFONO ITALIANO

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S & O. - 2000 - 7'

Dettagli opera

Per organico costituito da sassofono soprano, 2 flauti, 2 oboe, 2 clarinetti, 2 fagotti, 2 corni, archi. È la composizione che ha ottenuto il 2° premio al “VI Concorso Internazionale di Composizione – 2 Agosto”, tenuto a Bologna nella ricorrenza della strage dell’’80, che ha avuto per tema le composizioni per saxofono e orchestra. In occasione della premiazione è stato eseguito per la prima volta il 2.8.2000 in Piazza Maggiore a Bologna da Claude Delangle al sassofono soprano e dall’Orchestra Sinfonica A. Toscanini dell'Emilia Romagna diretta da Marcello Rota.


Commento all'opera

« E’ un brano per sax soprano e orchestra, diviso in tre parti. La prima è caratterizzata dalla presenza costante di ritmi irregolari che si susseguono con febbrili cambi di tempo, ove sax e orchestra si avvicendano in continui dialoghi, rilanciandosi i motivi, che non sono altro che continue trasformazioni dell’idea di base, enunciata all’inizio del brano dal sax solo; la seconda parte è lenta, meditativa, a sua volta tripartita; infatti l’episodio centrale di questa seconda parte contrasta vistosamente col carattere del motivo iniziale; questo episodio è basato su un accumulo progressivo e serrato degli strumenti che di colpo si interrompe riportandosi al motivo meditativo iniziale; un lungo dialogo tra flauti e clarinetti conclude questo secondo movimento che, senza soluzione di continuità sfocia nella terza parte: questa è basata su una pungente melodia, enunciata dal sax, dal sapore fortemente etnico (ancora un’influenza balcanica, con un vago sapore messicano) e riproposta più volte con continue trasformazioni e continui dialoghi tra le varie sezioni strumentali; anche questa terza parte è caratterizzata da ritmi irregolari, asimmetrici.
Il brano si conclude con una breve ripresa della melodia iniziale della prima parte, ripresa che
conferisce al brano stesso una struttura circolare.
Un piccolo aneddoto sul grande Claude Delangle, straordinario esecutore della prima assoluta a Bologna. La prima volta che ci incontrammo Claude venne con la sua parte, da grande professionista, perfetta. Non solo: nel farmela ascoltare, mi propose 4 o 5 interpretazioni differenti, diverse fra loro per timbro, sfumature, modi d’attacco, decadimento. Per me fu una grande lezione sul saxofono, che mi fece prendere contatto con la grande duttilità, ricchezza sonora e capacità di adattamento dello strumento (in mano ovviamente ad un altrettanto grande strumentista).»


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