È stato eseguito al Teatro dell'Acquario il 16 ottobre 1998.

«Quasi un racconto a episodi, radunato e narrato in una sola macchina sonora che, di fronte a noi, anima e distende il proprio respiro. Non l’aspetto “stereofonico” dell’ascolto mi interessa, ma il suono che si propaga dagli Esecutori allineati uno davanti all’altro come un lungo strumento: la musica giunge ora dal fondo, ora dal fronte, ora dall’interno della linea.
Con ZONE ho spesso approfondito questa idea amplificando e movimentando la musica in altoparlanti posti a continuazione della linea retta degli Interpreti, giù giù fino al pubblico attraversandolo nel centro col suono rivolto verso il fondo della sala: così, idealmente, non già la diffusione è stereofonica o frontale-bilaterale, ma direttamente l’uditorio, una sorta di pubblico stereo!
Qui, invece, la linea si ferma proprio di fronte a noi e un gioco di immaginazione ci può accompagnare durante l’esecuzione: anche noi siamo allineati davanti agli interpreti, le SaxStories oltrepassano chi è di fronte, raggiungono chi è in fondo. Con leggeri ritardi e differenze personali di percezione ecco lo Slancio iniziale, poi Respiro e quindi Incessante sino a Largo-Song Without Snow. All’uscita del Largo ci viene incontro Tango lento, trascinato in Tango-Fueye e poi, rapido, ancora Incessante sino alla fine.
Eseguire questa musica significa comunicare senza vedersi, niente attacchi visibili, niente cenni: l’insieme è guidato dal virtuosismo del suonare-ascoltando, solo il respiro comune sostiene la tensione, solo un vero ensemble può respirare così.» (mp su http://www.last.fm/)