IL SAXOFONO ITALIANO

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di Mannucci, Andrea

Il gatto (nel serraglio)

Rec Sop Basso A Fisa Perc Vc Pf - 2019 - Edizioni Suvini Zerboni

Dettagli opera

Il gatto (nel serraglio), allegoria di una convivenza, operina in un atto in quattro scene su testo di Luis Gabriel Santiago per voce narrante, due cantanti e ensemble. Il nuovo lavoro sarà tenuto a battesimo l’8 ottobre 2019 nel Foyer del Teatro “V. Basso” di Ascoli Piceno in occasione del Festival Nuovi Spazi Musicali da Pamela Olivieri, voce narrante, Annalisa di Ciccio, soprano, Stefano Stella, basso, Luca Paoletti, saxofono contralto, Riccardo Sanna, fisarmonica, Luca Ventura, percussioni, Gabriele Boccio, violoncello, e Sabrina Gentili, pianoforte, sotto la direzione dello stesso Mannucci.


Commento all'opera

«Il Gatto è un’opera semiseria, divertente e violenta, tragica e comica. La storia è una metafora dei rapporti di oggi, delle convivenze di comodo, dei rapporti mordi e fuggi, dell’opportunismo che condiziona i legami sentimentali. È la vicenda tra un Lui (un gatto randagio) e una Lei (una donna) in cerca perenne di affetto. L’incontro casuale risolve momentaneamente i loro problemi esistenziali, Lui si accasa da Lei per il vitto e alloggio, Lei accoglie Lui per avere qualcuno da accudire ed amare. Ma qui entra il lato intimo di ognuno: Lui pensa di rifocillarsi e di svignarsela il prima possibile, Lei di tenerselo stretto privandolo della sua energia felina. Così avviene: alla fine di una furiosa lite in cui Lui tenta disperatamente di fuggire, Lei lo castra con un simbolico “zac” inflittogli con delle forbici enormi. Nell’ultimo quadro sembra tutto compiuto, Lui, con la natura sopita, è costretto a una nuova vita sonnacchiosa e inerme, Lei è appagata dal suo pupazzo, ma improvvisamente scatta il dietro-front: Lui viene improvvisamente buttato fuori e cacciato di nuovo in strada dopo che Lei riceve una telefonata in cui le si preannuncia un lungo viaggio di piacere e di nuovi amori». Dichiara il librettista Luis Gabriel Santiago: «Sebbene il titolo sembri suggerire un ingenuo accostamento con il capolavoro di Mozart, questo libretto non ha niente a che vedere con le avventure di Belmonte e Costanza nel palazzo di Selim. Si tratta invece di un’allegoria della convivenza, del compromesso che governa la vita di coppia o, se volete, del prezzo con cui troppo spesso, nel mondo civile, si barattano libertà e amor proprio. Per parlare di questo argomento ho scelto il rapporto tra uomo e animale domestico, nella fattispecie, tra donna e gatto. Per motivi di copione, sia la donna che il gatto, Lei e Lui, subiscono la forte caratterizzazione necessaria a tratteggiare i personaggi di un’opera lirica; sono gli “Adamo ed Eva” del racconto, i difetti di entrambi vengono amplificati dalla parodia senza nessuna cattiva intenzione. Volendo parlare di un rapporto in cui castrazione e affetto diventano i temi dominanti, non sono riuscito ad evocare un’immagine più calzante di una Lei che si innamora di un grazioso micetto incontrato per la strada, lo porta a casa, lo coccola, lo vizia. Ma, non appena Lui guarda fuori dalla finestra e ripensa con nostalgia alla libertà, alla voglia di correre e giocare, alle altre gattine che vede passeggiare libere sui tetti, insomma a quel gioioso spirito di randagismo sepolto nella coscienza di ognuno di noi, a quel punto viene “castrato”, imprigionato, privato del suo istinto vitale. La riflessione più ampia, e meno scontata, è affidata alla Voce Narrante che nel testo interviene citando teorie sociologiche e paragonando il rapporto umano all’impulso commerciale dell’acquisto dei beni materiali per cui si pretende l’immancabile formula contrattuale del “soddisfatti o rimborsati”. Ed ecco allora che lo sguardo sul ritratto di coppia si allarga e riesce a inquadrare l’effettiva proporzione del fenomeno. A questo punto la narrazione si sofferma a considerare che, invece di un essere umano, siamo spesso alla ricerca di un bene di consumo, che siamo ormai abituati a esigere un frutto dalla buccia perfetta senza più guardare alla sostanza, che scambiamo per difetti quelli che una volta erano i tratti caratteristici e irripetibili di ogni individuo. La sorte del Gatto quindi, non vuole evocare un sentimento di facile e maschilistica compassione per la perduta virilità ma un’inquietudine più adatta ai tempi, la progressiva incapacità di accettare le differenze, le divergenze, i connotati intimi, dei nostri simili».


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