IL SAXOFONO ITALIANO

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di D'Amico, Matteo

Dannata Epicurea

Sop Bar Rec & O.+ A/T - 2004 - 70'

Dettagli opera

Opera da camera per voci (soprano, baritono) e orchestra (flauto, clarinetto, sassofono contralto e tenore, fagotto, corno, tromba, 2 percussioni, clavicembalo, 2 violini, viola, violoncello, contrabbasso, voce recitante) in due parti e un interludio su testo di Sandro Cappelletto.
1^ esecuzione l’1.12.2004 presso il Teatro Bellini di Palermo: Fabio Maestri (direttore), Massimo Venturiello (voce recitante), Roberto Abbondanza (baritono), Solisti della Fondazione Teatro Massimo (ensemble).


Commento all'opera

«Dannata epicurea affronta, con i toni della commedia forse troppo dimenticati dal teatro musicale degli ultimi tempi, il secolare tema della coppia: una coppia tipicamente odierna, irregolare, clandestina, nata in ambiente di lavoro - un'azienda 'rampante' e dinamica - e fotografata nei due momenti chiave della sua parabola, l'inizio della relazione e il momento della sua probabile fine, dopo un faccia a faccia notturno che ha tutta l'aria di una resa dei conti. Questi due momenti - le due scene - sono collegati tra di loro da un interludio strumentale lungo il quale scorrono immagini di coppie famose ed irrequiete che hanno popolato le cronache rosa del recente passato, quasi a voler suggerire le mille inclinazioni possibili che la nostra storia può aver preso tra il suo inizio e la sua fine. Un dialogo dai toni smaccatamente colloquiali non è il solo elemento di forte attualità dell'opera: fondamentale è anche la presenza 'fuori scena' (cioè non partecipante direttamente all'azione) di una figura tipica dei nostri giorni, quella di un rilevatore dell'ISTAT, che quotidianamente risponde alla nostra voracità di informazioni sulla società in cui viviamo. Personaggio enigmatico, prima distaccato, freddo, poi vieppiù interessato dalla vicenda dei due protagonisti fino a mettere a nudo le proprie, private nevrosi, il rilevatore è un po' come un diaframma tra il pubblico e la scena, osservatore a sua volta 'osservato'.
Scena settima
Homo:
Ho l'angoscia di dirti addio. Allora,
sai, capisco che t'amo.
Foemina:
Però a dormire vai a casa tua.
Homo (gioca tutte le sue carte):
Dormire, tesoro,
a lungo, vicino a te,
questa notte cullami.
Ninnami, non pretendo di più.
Foemina (affettuosa):
Dormi, dormi qui,
dormi che passa.
Vuoi dormire?
Dormi, ometto mio.
Homo: Dormo? Tesoro, dormo?
Foemina: Dormi.
Homo: Dormo davvero.
Foemina: Davvero.
Homo: Mi tolgo la camicia e dormo?
Foemina: E dormi, ma dormi, dormi.
Rilevatore Istat (infilandosi fra le voci, con discrezione): Corrono, i tempi corrono così in fretta che se mi fermo un istante non li vedo più. Li inseguo, li afferro, ma già mi sfarfallano via, mi scappano dalle mani. La mia scienza barcolla, vacilla. (quasi sottovoce) Devo pertanto ancora una volta ammettere, signori, che esistono più cose fra cielo e terra di quante ne preveda un censimento. Di più, molte di più.
(durante l'ultimo intervento del Rilevatore intervengono, sbarazzine, anche le due voci che si palleggiano queste parole:)
Homo/Foemina: Dannata epicurea - Dannato epicureo – Eri rea – Eri reo – Dannati epicurei - Mi piacevi così – Era bello così - Ancora - Davvero - Ridillo - Ma adesso dormi - Quanto durerà? Chissà - Dormi - Dormo - E' tardi - E domani? - Rea, reo, rei – Dormi!
Fine dell’opera» Dal Sito dell’Autore.


 

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