IL SAXOFONO ITALIANO

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di Taralli, Marco

Concertino

S & O.a - 2004 - 15' - Edizioni Sconfinarte

Dettagli opera

Partitura dedicata a Vittorio Parisi per Saxofono soprano e Orchestra d’archi (organico minimo 3 Violini I, 3 Violini II, 2 Viole, 2 Violoncelli, 1 Contrabbasso).
Commissionata dall’Associazione i Solisti Aquilani ha avuto la sua Prima assoluta a L’Aquila, nel novembre 2004, da parte di Federico Mondelci e I Solisti Aquilani diretti da Vittorio Parisi.


Commento all'opera

« IL CORAGGIO DELLA MELODIA (di Luca Baccolini)
“Sono un romantico e un melodista”, descriveva sé stesso Sergej Bortkevič, nato con la musica di Ciajkovskij nelle orecchie (sotto gli insegnamenti di Ljadov) e morto a Vienna sedici mesi dopo Schoenberg. Essere romantici, per giunta “melodisti”, poteva essere un peccato mortale. E forse per alcuni non ha mai smesso di esserlo. Ma in quella mite rivendicazione di un uomo provato da due guerre mondiali, persecuzioni, povertà e fame, c'è un mondo che ancor oggi continua la sua garbata battaglia per la limpidezza del discorso musicale.
Nel Concertino per sassofono soprano e orchestra di Marco Taralli la missione viene assunta da un'altra vittima dei tempi, quello strumento che l'Ottocento ha creato per farlo macellare (o ancor peggio ignorare) nel secolo seguente. Essere melodisti nel XXI secolo: più che un manifesto musicale è un'istanza morale, un disallineamento in un certo senso eversivo, la ricerca di una strada romana sepolta dai detriti. Il Concertino di Taralli sembra viaggiare su questo lastricato, portando dentro di sé il condensato melodico di un'esperienza musicale che da Pachelbel arriva a Barber. È musica italiana? Per il gusto, la grazia, la morbidezza, decisamente sì. E anche per l'evidente omaggio ad Ottorino Respighi, il gran maestro della rinascita sinfonica nazionale d'inizio Novecento. Nel fare questo, in un pezzo dal carattere rapsodico eppure coerente nelle atmosfere proposte, Taralli evita di rimanere circoscritto in atteggiamento vassallo delle esperienze musicali italiane. Lo prova il fatto che il Concertino assume in fretta un carattere di idillio arcadico che a orecchio inglese (l'Inghilterra di Vaughan Williams) suonerebbe tutt'altro che eretico.
Nella scarna letteratura per sassofono e orchestra, lo strumento solista tende quasi sempre a irrompere subito con la linea melodica principale, denunciando subito una certa urgenza espressiva, forse per recuperare il tempo perduto. In Taralli, che pure non si discosta dalla forma di un concerto ridotto in un solo movimento (come Glazunov) l'ampia introduzione degli archi dimostra che il pensiero sinfonico non è stato accantonato. E il sassofono, in questo contesto, non cerca opposizione ma comunione, adeguandosi agli slanci lirici che reggono in generosa successione tutto il brano.» Luca Baccolini


 

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