IL SAXOFONO ITALIANO

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di Berio, Luciano

Chemins V

Ch & O.c+ T - 1992 - 22' - Universal Edition - 32542

Dettagli opera

Chemins V (su Sequenza XI), concerto per Chitarra e Orchestra da Camera (3.0.2.1- 1.2.1.0 - mar, hp(2), acc, t.sax, vln(12), vla(8), vc(4), cb(3)ovvero: 1st flute; 2nd flute; 3rd flute; clarinet in Bb; bass clarinet in Bb; tenor saxophone in Bb; bassoon; horn in F; 1st trumpet in C; 2nd trumpet in C; trombone; 1st harp; 2nd harp; marimba; accordion; violin(12); viola(8); violoncello(4); contrabass(3)) dedicato a Mario di Bonaventura con affetto.
Prima mondiale il 23.9.1992 a Bonn (G) da parte dell’Orchester der Beethovenhalle diretta da Luciano Berio e solista Eliot Fisk.


Commento all'opera

«In Chemins V for guitar and an ensemble of forty-two players, the soloist plays, substantially unaltered, my Sequenza XI for guitar, written in 1987-1988 for Eliot Fisk. My aim was to develop a dialogue between the very idiomatic harmony of the guitar, strongly conditioned by the tuning of the instrument, and another, more extended and non-idiomatic harmonic dimension (the passport for moving between these two distant territories is the interval of augmented fourth). In Chemins V two instrumental idioms are also present: one has its roots in the Flamenco tradition, the other in classical guitar (the bridge between these two “histories” has been my own desire to experiment with an instrument I love). The dialogue between the two harmonic dimensions on one hand and the two instrumental idioms on the other, takes place through a continuous exchange and transformation of specific characters and clearly recognizable figures: the formal plan of Chemins V is therefore rather repetitive. But without repetition and parallelism a dialogue would have neither form nor meaning.»
«Il miglior modo per analizzare e commentare un’opera musicale è sempre stato quello di scriverne un’altra a partire dagli elementi dell'opera originale; essa diventa così l'oggetto di un'esplorazione creativa che ne è al tempo stesso un’analisi, un commento e un’estensione. I commenti più proficui a una sinfonia o ad un’opera sono sempre stati un’altra sinfonia o un’altra opera. In questo senso i miei Chemins, che citano, traducono, espandono e trascrivono le mie Sequenze per strumento solista, ne sono anche le migliori analisi. Essi costituiscono una serie di commenti specifici che contengono in sé, quasi integralmente, oggetto e soggetto del commento: gli Chemins non sono infatti lo spostamento di un objet trouvé in un diverso contesto o la semplice «vestizione» orchestrale di un pezzo solistico (la Sequenza originale) ma, piuttosto, un commento organicamente legato a esso e da esso stesso generato. L’insieme strumentale esplicita e sviluppa processi musicali latenti e compressi nel discorso solistico, in una sorta di amplificazione generale che coinvolge anche i rapporti temporali: talvolta i ruoli si capovolgono ed è la parte solistica che sembra essere generata dal suo stesso commento.
Perché questa insistenza nell’elaborare e trasformare lo stesso materiale? Un tributo, forse, alla convinzione che nulla di ciò che è fatto è, di per sé, mai finito. Anche un «lavoro compiuto» è il rituale o il commento di qualcos’altro fatto prima, di qualcosa che verrà dopo, come una domanda che non provoca una risposta ma un commento, e un’altra domanda...
In Chemins V per chitarra e un insieme strumentale di quarantadue esecutori (il solista suona, senza modifiche sostanziali, Sequenza XI per chitarra, scritta tra il 1987 e il 1988 per Eliot Fisk), mi interessava sviluppare un dialogo fra l’armonia pesantemente idiomatica legata all’accordatura della chitarra e un’armonia «diversa» (il passaporto fra i due lontani territori armonici è l’intervallo di quarta aumentata). In Chemins V sono presenti anche due diversi caratteri strumentali e gestuali: uno ha radici nella tradizione della chitarra flamenca e l’altro nella chitarra classica (il tramite fra le due «storie» è stato il mio desiderio di sperimentare con uno strumento che amo molto). Il dialogo fra le due dimensioni armoniche da una parte e fra quelle tecniche e gestuali dall’altra, avviene attraverso processi di scambio e di trasformazione continua di caratteri specifici e figure chiaramente riconoscibili: il percorso formale di Chemins V è, dunque, sostanzialmente ripetitivo. D’altra parte, senza pa


Registrazioni

[Berner Symphoniker Orchester]
[Sinfonieorchester Basel]
[Orchestra della Toscana]
[Orchestre Philharmonique de Radio France]
[Sinfonie Orchester der Stadt Münster]


 

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