IL SAXOFONO ITALIANO

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di Del Monaco, Daniele

Caligola, l'imperatore di cartone

Voce Rec Coro & Ens+ Sx - 2013

Dettagli opera

Racconto tragicomico per voce, cantastorie, ensemble corale (soprani, contralti, tenori, bassi) ed ensemble strumentale (un flautista, un saxofonista, violoncello, 2 percussioni) su libretto di Daniele Del Monaco e Francesco Snoriguzzi.
Prima lettura pubblica dello spettacolo il 17.11.2013 in occasione del 50° festival di Nuova Consonanza.


Commento all'opera

«Ambientata tra gli anni ottanta e gli anni novanta, l’Opera è una racconto corale dai risvolti tragici che descrive la parabola di ascesa al potere di Claudio Caligola, un mediocre ragioniere col pallino per la meccanica.
Caligola è impiegato presso la Canaline Tiberi & Lenzi S.p.a., un colosso industriale alle porte di Roma. La struttura sociale dell’azienda è un meccanismo inerte, che resiste grazie alle antiche glorie del boom economico, epoca in cui la Canaline fece il suo trionfale ingresso nel
mondo dell’automazione industriale.
Con la morte di Camillo Tiberi, il padre fondatore dell’azienda, Claudio Caligola, da umile dipendente, viene inaspettatamente eletto Presidente.
L’utile idiota, diventa icona della malvagità e collettore della cattiveria del mondo che lo circonda. Sedotto dal desiderio, Caligola pecca di tracotanza e viene ricompensato con la scure del boia. L’inevitabile catastrofe avviene in un contesto ormai degenerato dal delirio imperiale del protagonista, che viene ucciso per mano del fido Testaquadra.
La storia di Caligola è solamente un incidente di percorso e presto verrà dimenticata.
Chi ha detto che l’azione teatrale debba svolgersi esclusivamente sulla scena, che un attore debba usare la voce esclusivamente per recitare o che una voce pura come quella del coro possa far risuonare solamente dei canti?
In Caligola, l’imperatore di cartone, opera per voci, strumenti e proiezione video di Daniele Del Monaco, con la regia di Barbara Di Lieto, il libretto di Francesco Snoriguzzi e dello stesso Del Monaco, si sperimenta una teatralità appena accennata, in cui buona parte dell’azione risiede nell’immaginazione dello spettatore.
Una narrazione multimediale in cui la musica e le immagini proiettate agiscono in piena autonomia all’interno del meccanismo narrativo, in una dimensione non scenica in cui gli interpreti si scambiano vicendevolmente il ruolo di medium del racconto.
La parte del cantastorie è affidata a Vania Castelfranchi, che tratteggia diversi personaggi sempre in punta di piedi, con un garbato distacco partecipato.
Anche la proiezione, coi suoi allegorici affreschi animati, s’inserisce a pieno titolo nel gioco del racconto orale, ma sempre con l’intenzione di evocare contenuti che stanno altrove e senza mai necessariamente rappresentare ciò che accade.» (dal libretto dell’opera)


 

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