IL SAXOFONO ITALIANO

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di Margola, Franco

Balletto Sportivo – bozza

Sx V Banjo Ch Cbs & O. - 1935

Dettagli opera

Uno schizzo, una bozza, lasciata tale, di un Balletto Sportivo di cui si sa l’intenzione di avere un saxofonista, un violinista, un suonatore di banjo, un flautista, un suonatore di ukulele, un contrabbassista come ‘supporto’ ai personaggi della scena.

 

 “Balletto Sportivo.

Scena I.

Due boxeur (un negro ed uno bianco) si allenano con un pungiball, a destra della scena poco discosto dal proscenio, di fronte un caffè con tavolini esterni. In fondo quasi al centro la bottega di un falegname che lavora sulla piazza con un enorme sega.

Mentre i due pugilatori si allenano passa una donna (...) su cavallo a dondolo con rotelle. Sosta legando il cavallo ad un albero. E tosto s’innamora del negro. Il bianco le fa notare quanto sia ingiusta la sua preferenza. Infine duello di box. Ella si darà al vincitore.

Inizio della tenzone.

Un gruppo di fanciulle, favorevole al moro va in cerca di un saxofonista che col suono rincuori e porti alla vittoria il negro.

Altro gruppo di fanciulle favorevole al bianco va in cerca di un violinista. Col giungere dei due suonatori la battaglia s’anima di più. Le astute amiche del negro portano poi anche un sonatore di banjo per aggiungere forza; al quale le amiche del bianco contrappongono un flautista celebre. Come ciò non basta quelle del negro fan venire un ukulele e le bianche un contrabbassista; all’arrivo di questo formidabile strumento il negro cade colpito a morte.

Pianti e lai da un lato - gioia dall’altro.

Un medico dall’enorme barba bianca constata la morte del negro. Il falegname prende le misure del negro cadavere che in men che non si dica viene cacciato di peso nella cassa.

Il bianco, vincitore, domanda tosto le grazie della bella cavallerizza. Ma questa, delusa nelle sue prime aspirazioni parte accompagnata dal contrabbassista. Il bianco in un impeto di rabbia sfonda con un pugno il contrabbasso appoggiato al muro”.

Inutile specificare le ragioni per cui tale progetto non ebbe sviluppi.


Commento all'opera

«Per quanto riguarda il tema dell’’esaltazione della bellezza dello Sport’, era un motivo, com’è noto, ben caro all’ideologia fascista ed era inevitabile che anche la musica ne venisse in un modo o nell’altro condizionata, soprattutto in questi anni in cui, lo ripetiamo, la propaganda del regime raggiunse parossistici livelli di delirante esasperazione. Già si erano avute composizioni negli anni precedenti tendenti ad esaltare la vita attiva, sana e sportiva, ad esempio con Squilli e danze per il 18 BL di Renzo Massarani (206), o con il poema sinfonico Il vincitore (1934) di Lino Liviabella (207). L’esempio delle composizioni ‘olimpiche’ per le Olimpiadi di Berlino del 1936 (208) era stato un ulteriore incentivo verso questo genere, che nel caso del Premio San Remo in questione segnalò, oltre al Quartetto di Margola per la sezione cameristica, il dittico Ritmi d’atleti (209) di Gianandrea Gavazzeni e Vis-Virtus di Carlo Della Ragione per le composizioni sinfoniche e la scena corale La caccia a quattro voci maschili di Rodolfo Del Corona per la musica corale (210). Nonostante tanta propaganda così densa di toni retorici, la composizione di Margola, classicamente concepita, non aveva diretti riferimenti con il tema del concorso e questo sta ad indicare quanto egli fosse poco propenso a permettere ingerenze di mode passeggere nella propria attività compositiva (211).

Note:

206 Renzo Massarani (Mantova, 1898 - Rio de Janeiro [Brasile], 1975), allievo a Roma di Setaccioli e di Respighi, del quale aveva conservato in seguito le direttive stilistiche, si era diplomato nel 1921 e nei primi anni Venti aveva costituito con Mario Labroca e Vittorio Rieti il cosiddetto gruppo de I Tre, in imitazione dei Sei francesi. Attivo anche come critico musicale, come compositore si era dedicato soprattutto ad alcuni lavori teatrali (Bianco e Nero, 1923; Le nozze di Takiù, 1927; Gibetto e Gherminella, 1929; I dolori della principessa Susina, 1929), destinati al famoso teatrino di marionette Il Teatro dei Piccoli, per il quale il suo lavoro più riuscito fu Guerin detto il Meschino, balletto ispirato a El retablo de maese Pedro e rappresentato a Darmstadt nel 1928 e a Parigi nel 1929. Autore di musica vocale di vario genere, si segnalò per due Canzoni corali (1923) e per il poemetto per canto e pianoforte Chad Gadyà (Il capretto, 1930), presentato al II festival veneziano con discreto successo. Nella musica strumentale fu anch’egli influenzato dall’ondata di gusto neoclassico e sono da ricordare una Pastorale per oboe, fagotto, viola e violoncello (1922), una Sinfonietta per orchestra (1923), una Sonatina per violoncello e pianoforte (1936) ed altro. Riconosciuto come una personalità particolarmente spiccata, “di personale presentava una natura ritmica piuttosto sviluppata e che si esplicava - si rilevò - non nella ‘simultaneità’ di ritmi eterogenei, in senso appunto verticale come in Stravinskij e in Pizzetti, bensì in senso orizzontale. Col risultato di un discorso ora inquieto ora pulsante d’energia, incentivato da una certa irruenza timbrica, ma con zone giustamente contrastanti determinate da ampie frasi melodiche di tesa emotività o di un lirismo come estenuato” (ZANETTI, Novecento, p. 955). Questa intensa vitalità ritmica lo avvicinava a quel gusto per il moto fisico di cui abbiamo accennato e non per nulla tra le sue composizioni più apprezzate vi fu proprio la citata Squilli e danze per il 18 BL, nata per uno spettacolo di massa che rievocava la marcia su Roma (il 18 BL era appunto un modello di autocarro usato in quella storica occasione) svoltosi fuori Firenze nell’aprile 1934, e poi rieseguita in sede concertistica a Torino nel 1935, a Roma all’Augusteo nel 1936 e alla Basilica di Massenzio nel 1937: in essa, Massarani combinava “in modo molto suggestivo suoni e rumori. Proprio su tale aspetto - più che su quello celebrativo fascista - si deve impostare un corretto giudizio oggi, in modo da porre la partitura nel contesto delle espressioni rumoristiche avviate dal futurismo musicale” (ivi, p. 956, nota 89). Ebreo come Rieti e Castelnuovo-Tedesco, fu costretto ad emigrare in Brasile, dove rimase fino alla morte e le difficili esperienze vissute lo portarono a voler dimenticare e rinnegare tutte le sue composizioni, di cui proibì finchè fu vivo la riedizione, l’esecuzione e perfino la consultazione, così che un’approfondita conoscenza delle sue opere è acquisizione recente (cfr. WATERHOUSE, John C. G. Voce Massarani, Renzo, in: New Grove, XI, pp. 798-799; ZANETTI, Novecento, pp. 541-544, 955-956 e passim; DEUMM, Le Biografie, IV, p. 708).

208 Le composizioni italiane presentate in tale occasione furono, per la sezione orchestrale, il citato Il vincitore di Liviabella, Danza atletica dello stesso Massarani, Record di Gian Luca Tocchi; per la sezione cameristica Due improvvisi di Gabriele Bianchi e Danza ginnico-rurale di Dante D’Ambrosi (cfr. ZANETTI, Novecento, p. 591). Vincitore della ‘medaglia d’oro’ fu il tedesco Werner Egk, con la sua Olympische Festmusik. 

 

207 Cfr. nota 90.

 

209 I due brani si intitolavano Giochi all’Accademia Orvietana e Giovani fascisti allo stadio e furono poi pubblicati da Ricordi nel 1941. Il premio per la sezione dei poemi sinfonici era di £ 20⋅000.

 

210 Come abbiamo già ricordato (cfr. nota 6), egli donò poi la partitura del brano La caccia, pubblicata a Milano da Ricordi, a Franco Margola il 22 novembre 1940. Il premio per la sezione delle composizioni corali era, come per quella delle opere cameristiche, di £ 15⋅000. Rodolfo Del Corona (Livorno, 1900- 1978) era stato allievo a Firenze di Ildebrando Pizzetti, Alberto Franchetti e Vito Frazzi. Autore di molta musica da camera e orchestrale, oltre che di alcune opere liriche, fu poi definito da Salvatore Orlandi sulle pagine de La Nazione “l’ultimo che, da par suo, abbia tenuto viva quella tradizione mascagnana così sentita a Livorno”.

 

211 Tra le carte del musicista abbiamo ritrovato un appunto databile a questo periodo, probabilmente un primo schizzo per la partecipazione a questo concorso, riguardante la trama di un Balletto sportivo. Ne riportiamo il testo:“Balletto Sportivo. Scena I. Due boxeur (un negro ed uno bianco) si allenano con un pungiball, a destra della scena poco discosto dal proscenio, di fronte uncaffè con tavolini esterni. In fondo quasi al centro la bottega di un falegname che lavora sulla piazza con un enorme sega. Mentre i due pugilatori si allenano passa una donna (...) su cavallo a dondolo con rotelle. Sosta legando il cavallo ad un albero. E tosto s’innamora del negro. Il bianco le fa notare quanto sia ingiusta la sua preferenza. Infine duello di box. Ella si darà al vincitore. Inizio della tenzone. Un gruppo di fanciulle, favorevole al moro va in cerca di un saxofonista che col suono rincuori e porti alla vittoria il negro. Altro gruppo di fanciulle favorevole al bianco va in cerca di un violinista. Col giungere dei due suonatori la battaglia s’anima di più. Le astute amiche del negro portano poi anche un sonatore di banjo per aggiungere forza; al quale le amiche del bianco contrappongono un flautista celebre. Come ciò non basta quelle del negro fan venire un ukulele e le bianche un contrabbassista; all’arrivo di questo formidabile strumento il negro cade colpito a morte. Pianti e lai da un lato - gioia dall’altro. Un medico dall’enorme barba bianca constata la morte del negro. Il falegname prende le misure del negro cadavere che in men che non si dica viene cacciato di peso nella cassa. Il bianco, vincitore, domanda tosto le grazie della bella cavallerizza. Ma questa, delusa nelle sue prime aspirazioni parte accompagnata dal contrabbassista. Il bianco in un impeto di rabbia sfonda con un pugno il contrabbasso appoggiato al muro”. Inutile specificare le ragioni per cui tale progetto non ebbe sviluppi.

 

 


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