IL SAXOFONO ITALIANO

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Sop Cl/Sx Cbs El - 2001 - 55'

Dettagli opera

Opera tascabile su libretto di Dario Voltolini per Soprano, Attrice, Clarinetto/Sax, contrabbasso, campionatore.
Premiere 20.3.2001 a Torino presso il Teatro Piccolo Regio da parte di Silvia Testoni (soprano), Lucilla Giagnoni (attrice), Adriana Zamboni (pittrice), Marco Tardito (clarinetto e saxofono), Saverio Miele (contrabbasso e basso elettrico), Nicola Campogrande (campionatore), con regia di Antonio Pizzicato.


Commento all'opera

«È un'opera sul volo, sulla necessità dello sguardo dall'alto, sui reticoli delle città da cui viene voglia di alzare gli occhi. Si ascolta una musica che proviene dalla tradizione classica ma viene fecondata dal paesaggio sonoro che ci circonda, con arie che diventano canzoni, suoni delle passate avanguardie che si fondono con un uso divertito del campionatore, virtuosismi strumentali prodigiosi che sconfinano nel jazz.
In scena ci sono una cantante dalle molte voci, un'attrice che racconta e sussurra, una pittrice che dipinge sul naylon con la carta velina, un clarinettista che conosce il suono delle frecce, un contrabbassista che poi si copre di piume e un campionatore con una memoria zeppa di suoni».
Fusoliere, cunicoli e magneti di Dario Voltolini:
«La scrittura del testo per Alianti ha avuto due fasi, una solitaria e l'altra parallela al lavoro di Nicola Campogrande. La fase solitaria, per me, è quella più delicata: provo una direzione, poi un'altra, più simile alla talpa che all'esploratore. Affronto il tema - in questo caso il volo, l'assenza di gravità - e comincio a vedere quali immagini si porta dietro (ali, penne, piume, sguardi panoramici, formazioni a stormo, carlinghe, fusoliere e così via), le separo, le isolo e poi comincio a dare un po' di martellate alle frasi e alle parole, sminuzzando il materiale in suoni, frammenti ritmici, pezzi di varia natura. Questo è l'aspetto demolitivo del lavoro, quando cioè preparo i materiali per la costruzione. Poi arriva il momento della ricomposizione, e per fortuna a questo punto può già intervenire attivamente l'idea di Nicola, che come sempre è chiara, finalizzata, strutturata. Uscito dai cunicoli della mia miniera privata dispongo i frammenti dei minerali in forme e figure che posso discutere con Nicola, che posso pensare già nella prospettiva del lavoro finale degli interpreti e del regista. A poco a poco, come attratta da una serie di piccoli magneti, la mia limatura di ferro va componendosi in nuclei sempre più precisi. Può essere un lavoro complicato, da fare e da rifare varie volte, ma quando si entra in questa fase si ha finalmente la sensazione di procedere in una direzione. Il testo si forma così, non saprei come dire diversamente. Fino all'ultima versione cerco di mantenere un equilibrio fra la rigidità della struttura e la flessibilità della composizione, pensando nel primo caso alla musica e nel secondo agli interpreti. Il risultato finale (che finale in senso stretto non è, perché il testo è solo una porzione del lavoro completo, e nemmeno quantitativamente la più importante) dovrebbe valere come riproposta in una forma nuova del materiale che costituiva il tema all'inizio, con qualcosa in più, vale a dire il lavoro creativo della fantasia. Ma che questo accada o no può solo essere stabilito a posteriori. Io, naturalmente, spero di sì».
Mettere in bocca il reale di Nicola Campogrande:
«Quel che mi affascina nel teatro musicale è la possibilità di fondare dei mondi. Di cogliere uno spunto, un'idea, un germoglio da far ramificare a poco a poco. Perché così, costruendo intorno al fermento iniziale, si può creare un universo complesso in cui sono attivi nessi e relazioni molteplici, un mondo "per natura" dominato da regole musicali e drammaturgiche, un cosmo in cui diversi atteggiamenti creativi possono trovare il proprio spazio. In Alianti Dario Voltolini ed io abbiamo provato ad accendere un mondo che ruota intorno al volo, alla possibilità di godere di uno sguardo dall'alto, al desiderio di staccarsi da terra. Un mondo che cerca se stesso osservandosi da fuori e poi in fondo si trova bello, con i suoni, i ritmi, i colori, le puzzette che nel cielo non possono esistere. E' un mondo mu


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