IL SAXOFONO ITALIANO

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Maderna Bruno

  1. Nato il 21/04/1920 a Venezia
  2. Morto il 13/11/1973 a Darmstadt (D)

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Note biografiche

Diplomatosi in composizione al Conservatorio di Santa Cecilia in Roma sotto la guida di Alessandro Bustini (1940), si perfezionò a Venezia con Gianfrancesco Malipiero (1942-43); per la direzione d’orchestra seguì i corsi di Antonio Guarnieri (Siena, 1941) e Hermann Scherchen (Venezia, 1948). 
Fra il 1948 ed il 1952 insegnò al Conservatorio di Venezia. 
Indiscusso riferimento per la cultura musicale contemporanea, fu eseguito nelle più importanti sedi concertistiche per la musica moderna che lo videro spesso anche nel ruolo di Direttore delle relative orchestre Indiscusso riferimento per la cultura musicale contemporanea, fu eseguito nelle più importanti sedi concertistiche per la musica moderna che lo videro spesso anche nel ruolo di Direttore delle relative orchestre.
Nel 1949, con le B.A.C.H. Variationen per due pianoforti, partecipò per la prima volta agli Internationale Ferienkurse für Neue Musik di Darmstdt, di cui divenne docente a partire dal 1956. Nel 1950 diresse i suoi primi concerti all’estero: a Parigi (25 gennaio) e a Monaco (28 febbraio), invitato da Karl Amadeus Hartmann; ebbe così inizio una faticosa ma incessante carriera che lo vide attivo, oltre che in Italia, in Germania, Svezia, Belgio e Austria. In collaborazione con Luciano Berio fondò nel 1955 lo Studio di Fonologia Musicale presso la RAI di Milano e promosse dal 1956 al 1960 una serie di manifestazioni, gli "incontri Musicali", per la diffusione della musica contemporanea. Nel 1957-58 tenne, su invito di Ghedini, un corso libero di tecnica dodecafonica presso il Conservatorio di Milano. Tra il 1960 ed il 1962 svolse attività didattica e concertistica alla Summer School of Music del Dartington College di Devon (Gran Bretagna). Dal 1961 al 1966 fu direttore stabile, con Pierre Boulez, dell’Internationales Kranichsteiner Kammerensemble; diresse concerti a Tokyo (1961) e Buenos Aires (1964).
Negli anni Sessanta svolse un’intensa attività didattica e concertstica in Olanda e nel 1967 divenne insegnante al Conservatorio di Rotterdam. Tenne corsi di direzione d’orchestra al Mozarteum di Salisburgo (1967, 1968, 1969) e a Darmstadt (1969), tra i suoi allievi figurano Lucas Vis, Yves Prin, Gustav Kuhn. Nagli anni Settanta venne spesso invitato negli Stati Uniti a dirigere il Juilliard Ensemble e le orchestre di Chigago, Boston, Philadelphia, Miami, New York, Cleveland, Washington, Detroit; nel 1971-72 fu direttore del Berkshire Music Center di Tanglewood. Nel 1971 assunse la direzione stabile dell’Orchestra Sinfonica della RAI di Milano. Nel 1972 vinse il "Premio Italia" con "l’invenzione radiofonica" Ages. 
Nell’aprile del 1973, durante le prove della sua opera Satyricon ad Amsterdam, gli venne diagnosticato un cancro ai polmoni, ma continuò ugualmente a comporre e a dirigere fino a pochi giorni prima della sua morte.


Altre note

-- Maderna è stato, nel nostro paese, precursore di quel movimento post weberniano che grazie al contatto con l'ambiente di Darmstadt e alla iniziativa pionieristica nell'avvicinamento alla musica elettronica avrebbero fatto di lui direttore d'orchestra specializzato nella musica contemporanea e suo formidabile diffusore in tutto il mondo. La cifra che caratterizza l'operato di B.Maderna è evidente in ogni settore da lui trattato e benché tra i primi italiani ad utilizzare la composizione seriale, si è distinto tra i migliori esponenti di quella corrente per la sua disponibilità ad ogni "interferenza" sonora, ad un legame con le forme chiare e definite del passato, e all'esigenza di una esplorazione radicale delle possibilità sonore più diverse (SFM).

   In ultimo - attualissima considerazione per i giovani autori - «[...] impegnato a realizzare un suo originale ideale del far musica che è superamento della angosciata problematica sonora dei nostri tempi... e, non ultimo, il sognato recupero del dialogo col pubblico». [Dal catalogo delle opere Ricordi 1974 firmato R. Z.].

--«Iniziatore, nel nostro paese, del movimento post-weberniano – in stretto contatto con l’ambiente di Darmstadt –, pioniere negli anni Cinquanta della musica elettronica, direttore d’orchestra specializzato nella musica contemporanea e formidabile suo diffusore in tutto il mondo: questi gli aspetti salienti della forte personalità di Bruno Maderna, il musicista veneziano scomparso solo cinquantatreenne. Bastano queste poche indicazioni – semmai corredate dall’ovvio riconoscimento circa la qualità e l’incidenza del segno da lui lasciato in ciascun settore trattato – per mettere a fuoco la figura singolare di Maderna. Tra i primi italiani ad aderire al metodo di composizione seriale nelle forme più avanzate, Maderna si è subito distinto tra i migliori esponenti di quel movimento che faceva fruttificare le intuizioni del divisionismo weberniano.

A distinguerlo dai correligionari di Darmstadt, una personale e ampia disponibilità a tutte le possibili suggestioni sonore, come pure il volontario aggancio al passato, sotto forma di memoria e nel gusto per forme chiare e ben definite, inventate o reinventate non per mera attitudine estetizzante quanto invece per profonda e inalienabile necessità di uomo di cultura moderno. Linee, queste, tutte sempre esplicite nei 20 anni di attività creativa e incanalanti un’inventiva multiforme, effervescente, che persegue l’esplorazione radicale del mondo sonoro, in ogni sua direzione. È sulla spinta di tale ansia di ricerca sonora che Maderna avvicina fin dal 1955 la dimensione elettronica, primo con Luciano Berio a occuparsi seriamente della nuovissima via tecnologica. Da questo momento i due settori creativi, quello impiegante gli strumenti tradizionali – per quanto sfruttati non tradizionalmente – e quello elettrico, scorrono paralleli, influenzandosi a vicenda e spesso pervenendo – come nell’azione teatrale Hyperion o nei recenti Ausstrahlung Juilliard Serenade –a quella fusione che suona altamente indicativa delle più avanzate ricerche di Maderna, nel contesto delle attuali avanguardie musicali.

Già queste sommarie indicazioni dicono l’evidente composizione dell’esperienza creativa di Maderna, articolabile fondamentalmente in tre periodi.

Il primo è contraddistinto dalle parallele esperienze strumentali ed elettroniche. I risultati maggiori, nel campo strumentale, sono ottenuti forse nella Serenata n. 2 per 11 strumenti (1957), opera singolare nel panorama internazionale anche per la fondamentale serenità e levigatezza, per l’abbandonarsi alla gioia del far musica, che saranno poi caratteristiche salienti del Maderna. Nell’altro versante troviamo invece, ad esempio, Continuo (1958), momento fondamentale della “nobilitazione” del mezzo elettronico da generatore di timbri e frequenze a “strumento” creatore di eventi propriamente musicali.

Il secondo periodo è quello che fa invece assistere alla fusione dei due mezzi musicaliMusica su due dimensioni per flauto e suoni elettronici (1958) si pone come solida base a questa esperienza che culminerà nel già citato Hyperion (1964), con l’annessione anche di un’idea teatrale che centra il dramma dell’alienazione contemporanea.

Infine il periodo più recente, che è coinciso anche con il massimo impegno diffusivo della musica contemporanea da parte del direttore Maderna. Un periodo, anche per il compositore, assai fecondo di lavori, svariati per impostazione, per organici, per impegni. Ma dai quali sbalza netto un musicista dalla forte personalità, fervidamente volto alla ricerca, inesauribile nell’invenzione. E, infine – cosa che ancora oggi sorprende –, impegnato a realizzare un suo originale ideale del far musica che è superamento della angosciata problematica sonora dei nostri tempi – spesso più precisamente una falsa problematica – per reperire modelli e modi fondamentali, seppure variamente trattabili, da porsi come certezze, come premesse per una nuova fase della storia musicale moderna dove sta come una ritrovata fiducia nei mezzi compositivi e discorsivi, e, non ultimo, il sognato recupero del dialogo col pubblico.

Molte, se non tutte, le opere di questi ultimi anni che hanno preciso significato nel senso sopraddetto. Forse una più delle altre: Aura, partitura per grande orchestra scritta nel 1972 su commissione della Chicago Symphony Orchestra. Una partitura che sigla in modo definitivo il mondo sonoro maderniano, le sue tensioni e i suoi estri. Una partitura lavorata con profondo impegno, tutta percorsa di quell’anelito per inediti inveramenti sonori e di quella scintillante inventiva che sono i pregi fondamentali del musicista Maderna.» (Roberto Zanetti dal Catalogo Ricordi)


Opere

Composizione n. 1 O.+ A - 1949

Composizione n. 2 O.+ Sx - 1949/50

Concerto Pf & O.+ 3Sx - 1960

Das eiserne Zeitalter O.+ A - 1953

Dialodia 2Sx - 1972

Divertimento O.+ 5Sx - 1957

Don Perlimplin O.+ 5Sx - 1961

Il mio cuore è nel sud Sop & O.+ 4Sx - 1949

Improvvisazione n.1 O.+ Sx - 1952

Studi per «Il processo» di F. Kafka Sop Rec & O.+ 2Sx - 1950


 
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